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L'onda di ribellione che cinquant'anni fa ha investito l'Occidente ha avuto il merito di smantellare un sistema ipocrita e repressivo la cui doppia morale comportava per le donne un costo esorbitante: essere giudicate solo per la loro condotta sessuale, reale o supposta che fosse. Scoprendo il filo conduttore che lega processi apparentemente autonomi, Lucetta Scaraffia individua il passaggio epocale tra il declino del pudore e il trionfo del corpo quale protagonista della sfera sociale; smentisce le radici pseudoscientifiche della rivoluzione sessuale - in cui confluivano eugenetica, psicoanalisi e il «falso antropologico» che promuoveva il libero amore -; riconosce le ingerenze del mercato, culminate nella promessa di una «realizzazione sessuale» per tutti; da femminista cattolica, punta il dito contro gli errori della Chiesa, immaginandone il rinnovamento a partire dal ruolo centrale della donna. L'analisi ripercorre le vicende di guru e ideologi vari, figure come William Reich e Herbert Marcuse, il cui messaggio è stato edulcorato o distorto, evidenzia il peso delle inchieste sociologiche come il Rapporto Kinsey e di un immaginario affermatosi attraverso libri, musica e cinema, fino alle perplessità avanzate dallo stesso femminismo sulle ricadute della liberazione sessuale. Con sguardo critico maturato nell'esperienza di quei giorni e nelle scelte successive di donna, madre e storica, l'autrice pone interrogativi ineludibili: quanto ha influito sulla formazione dell'identità e della libertà interiore il nuovo modo di vivere e di pensare il sesso, nucleo centrale delle relazioni fra i generi e fra le generazioni? Si è raggiunta la felicità prospettata per le donne e gli uomini del nostro tempo?